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STORIA & LEGGENDE

La Valle del Tassobbio,

un'area che profuma di storie antiche.

Monte Venere

Esattamente al centro della Valle del Tassobbio, un’area ricca di punti di interesse naturalistici, geologici, storici e archeologici, Monte Venere (o Venèra) ha conosciuto la presenza dell’uomo fin dall’età del Bronzo. Storia e leggende si intrecciano più volte nel passato di questo luogo, rendendo a volte difficile distinguere l'una dalle altre.

 

La Storia di Monte Venere inizia circa 3500 anni fa, con uno dei più significativi insediamenti appenninici dell'epoca situato proprio sulla sommità del monte, a pochi metri dal Casale di oggi. Gli scavi archeologici condotti da Gaetano Chierici e Pio Mantovani a fine '800 portarono alla luce numerosi reperti (utensili, armi, suppellettili, molti dei quali oggi esposti presso i Musei Civici di Reggio Emilia) che testimoniano la presenza di un importante sito produttivo nell'età del Bronzo Recente.

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Reperti archeologici di Monte Venere

Un evento improvviso e un po' misterioso, probabilmente violento (una guerra o un'invasione) provocò la fine di quel nucleo protostorico; nei secoli altri popoli (Liguri e Etruschi) si susseguirono in zona, e la leggenda narra che a un certo punto venne eretto un tempio sullo sommità del monte, dedicato proprio alla Dea Venere. Questo tempio venne poi a sua volta distrutto, e molto più tardi, nel Medioevo, le sue pietre vennero utilizzate per costruire la vicina pieve di Pianzo, ancora oggi uno dei luoghi più suggestivi e mistici di tutta la valle.

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La pieve di Pianzo

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La Pietra di Bismantova, uno dei principali punti di attrazione dell'Appennino Tosco-Emiliano

A proposito di castelli, un'altra leggenda racconta che a fianco del castello di Monte Venere fosse stata eretta una gigantesca, dorata statua di Venere. Pare che durante una battaglia, per nascondere la statua gli abitanti del luogo l'avessero calata in un pozzo, e che l'apertura del pozzo fosse stata poi coperta dalle macerie del castello distrutto. Da allora se ne persero le tracce, ma qualcuno ancora racconta che di notte la dea esca dal suo nascondiglio per passeggiare nei boschi della vallata.

La Storia ritorna protagonista tra il VI e il VII secolo d.C., quando Monte Venere ha un proprio castello, Castrum Beneres (da cui potrebbe derivare il nome attuale del luogo); questa fortezza, insieme a Bismantova e ad altre roccaforti, faceva parte della linea di confine tra Bizantini e Longobardi.

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La Valle Morta

Un'altra leggenda parla invece di una barca d'oro, sepolta nella "valle morta" ai piedi del versante est di Monte Venere dove anticamente scorreva il Rio di Leguigno. Tra l'altro questa valle rappresenta uno dei luoghi più suggestivi e misteriosi dei dintorni, per non parlare della sua ricchezza in materia di biodiversità.

Tornando alla storia, Monte Venere si è da sempre trovato in zona di frontiera; il Torrente Tassobbio e la valle morta hanno rappresentato nei secoli passati il confine di Stato tra il Ducato di Parma e quello di Modena: nella "Raccolta generale delle leggi per gli Stati di Parma, Piacenza e Guastalla" del 1822 si descrive minuziosamente tale confine:

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"... entra nel fosso Cernajeto, e da quello nel Tassobbio , segue a ritroso il ramo maggiore del Tassobbio, fino allo sbocco antico del Rio di Leguigno, continua sull'alveo derelitto di questo Rio , lasciando monte Venere nel Parmigiano, poscia piglia il corso vivo del Rio stesso fino alla costa della Franceschella...".

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Ancora oggi questi elementi geografici rappresentano il confine tra il Comune di Casina e quello di Castelnovo ne' Monti.

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Queste e altre storie e leggende attendono i viaggiatori, escursionisti o semplici curiosi che vorranno venirci a trovare per conoscere da vicino un territorio ancora estraneo alle grandi rotte del turismo commerciale ma ricco di fascino e di atmosfera come pochi altri in Italia.

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